Ero un ragazzetto che girava a piedi per le strade della sua città, mi piaceva leggere i nomi delle strade e collegarli a qualcosa che conoscevo. Mi capitava di leggere Via Macallè, Via Adua, Via Massaua e mi chiedevo che cosa fossero. Ignoravo ancora le poco gloriose pagine delle (dis)avventure imperialiste dell’Italia a cavallo del Novecento…
Massaua è la seconda città dell’Eritrea, affacciata sul Mar Rosso, guarda verso le coste delle Yemen ad oriente, protesa sul meraviglioso arcipelago delle Dahlak. La sua posizione privilegiata ne ha segnato la sua fortuna e la sua maledizione, ideale porta di collegamento tra il continente africano e il medio oriente, attraverso la penisola arabica, rendendola oggetto di conquiste.
Abitata già dal X secolo dagli Arabi cadde sotto il dominio turco ottomano nel XVI secolo, prima di passare di mano, tre secoli dopo, agli egiziani, poi sotto il controllo dell’Impero britannico e infine ceduta agl italiani nel 1885, divenendo, per alcuni anni, capitale dell’Eritrea italiana e rappresentando in seguito il principale porto logistico per l’avventura militare in Etiopia.
Passeggiando per la città è immediato cogliere le testimonianze delle varie occupazioni. I turchi ottomani, che dominarono la città per quasi trecento anni, hanno lasciato l’impronta architettonica piu profonda.
Quello che più ferisce la sensibilità non è tanto il degrado dei bei palazzi, frutto del tempo e dell’incuria, che anzi regala quell’affascinante alone di decadenza, quanto gli effetti prodotti dalla pazzia degli uomini, con le macerie lasciate dal feroce bombardamento etiope durante la guerra d’indipendenza degli anni novanta.
Palazzi sventrati e macerie sono ancora lì, a causa della mancanza di fondi per il recupero, in un paese la cui economia è messa in ginocchio dall’isolamento da parte della comunità internazionale.
Uno dei simboli di questo stato delle cose è il palazzo della Banca d’Italia. Costruito nel 1920 è un esempio d’integrazione di stili, tra turco ottomano e liberty europeo. Segnato dai colpi della mitraglia, distrutte le porte di legno meravigliosamente intagliate, sfondato il soffitto dalle bombe aeree.
Un altro simbolo è il Palazzo del Serraglio, noto anche come Palazzo Imperiale, le cui origini risalgono al XVI secolo e che fu anche palazzo d’inverno di Halle Selassie, quando l’Eritrea era una provincia etiope.
Massaua è una città spenta , e questa sensazione è ancora piu nitida nelle caldissime ore del giorno quando i pochi abitanti si muovono come fantasmi o dormono sulle brande appoggiate ai muri delle case.
La tenerezza che suscitano alcuni luoghi, quel senso di vorrei, ma non posso.
Tra le poche costruzioni in buone condizioni ci sono i luoghi di fede come la cattedrale copta Nda Maryam
e la Moschea di Sheikh Hanafi
Al tramonto la città si anima un po’, come può animarsi una città di vecchi e bambini
E si preparano i tavoli per i pochi avventori del ristorante del “dancalo” dove si serve rigorosamente solo pesce del Mar Rosso.
Massaua è un luogo di rimpianti, di una bellezza profondamente triste.
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