Chiediti se esista al mondo un luogo in cui lo scorrere del tempo sia più’ lento, dilatato, in cui la vita dell’uomo segua, si adatti, al succedersi delle stagioni, in cui il battito del cuore si sintonizzi, risuoni, con quello della natura. Un luogo in cui il sorriso della gente non sia solo un’espressione, dove la timidezza sia una forma di rispetto e tolleranza, dove il culto e la religione siano semplici manifestazioni di vita quotidiana. E poi risponditi di si e sii felice che ancora oggi un luogo così esista. Benvenuto, straniero, in the mood for Laos.
Laotiani. Nella visione comune la ricchezza di un paese viene associata alla presenza e abbondanza di risorse naturali, o alle bellezze architettoniche e naturali, o alle capacità produttive. In Laos la ricchezza del paese è associata alla sua gente. Alla sua semplicità, alla sua spiritualità, alla sua operosità, alla sua tolleranza, alla sua timida disponibilità, alla serenità che sono capaci di infonderti col sorriso, all’essere laotiani dentro.
Ritratti da un mondo perduto: il calzolaio e…
… il venditore di televisori.
La genuina timidezza dei bambini laotiani.
Minoranze. Il nord del Laos è abitato da diversi gruppi di minoranza etnica (akha, tai lu, lanten, black thai, hmong, lahu…) ognuno dei quali ha sviluppato una propria identità culturale con differenti usanze, credenze, strutture sociali, lingue. Una tale diversità e densità di gruppi etnici ha pochi eguali in altre parti del mondo.
All’interno della Nam Ha National Protected Area, abbiamo visitato un piccolo villaggio Lahu, raggiunto dopo diverse ore di cammino nella campagna.
In piccolissime capanne come questa, le ragazze, appena entrate in età fertile, trascorrono le notti in attesa del promesso sposo
Monaci. Da tempi antichi quasi tutti i ragazzi trascorrono parte della propria giovinezza nella vita monastica. Alcuni abbracceranno i voti per la vita, la maggior parte tornerà dopo qualche anno al mondo secolare. Il periodo monastico è per tutti un periodo di formazione, l’averlo passato è considerato come un valore aggiunto per un futuro candidato sposo. Mondi a confronto: quello che per molti occidentali era il periodo passato da militare per i laotiani è il periodo trascorso da monaco…
Tak Bat. La cerimonia della questua dei monaci trova la sua sublimazione nei piccoli villaggi laotiani più che in qualunque altra regione del sud-est asiatico dove è ancora praticata. Il Tak Bat (traducibile in Gesto Antico) si svolge quotidianamente alle prime luci dell’alba, seguendo un antichissimo rituale buddhista.
Siamo a Muang Ngoi Neua, sperduto villaggio raggiungibile solo per via fluviale, luogo senza tempo e al di sopra del tempo.
L’alba, quasi nessuno sulle strade sterrate. Un gong rompe il silenzio. È il segnale. I monaci, nelle loro tradizionali tuniche arancioni, lasciano i monasteri, scalzi, in fila indiana, davanti i più anziani e, via via, tutti gli altri.
I fedeli attendono lungo la via, inginocchiati, in paziente attesa, con il loro semplice carico di riso e generi di prima necessità.
La semplicità e purezza del gesto di donare e quello di accogliere. Nessuna parola inutile. Solo sguardi e vero e reale senso di comunione.
Dopo il passaggio dei monaci si versa l’acqua come dono alla Madre Terra.
Il Laos rimarrà nella mia mente come uno dei luoghi in cui ho sentito presenti i valori più nobili dell’Umanità.
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