Hiroshima, 6 agosto 1945, ore 8:16 e 8 secondi del mattino, Little Boy (nome dato alla prima bomba atomica mai utilizzata in un conflitto militare) esplode ad un’altitudine di 576 metri, con una potenza pari a 15000 tonnellate di tritolo. L’esplosione nucleare provoca immediatamente più di 60000 morti a cui se ne aggiungeranno svariate decine di migliaia, nel tempo, come conseguenza del fallout radioattivo.


Oggi il Museo Commemorativo della Pace conserva strazianti documenti storici e fotografici, nonché oggetti “sopravvissuti” all’esplosione che fanno della sua visita un’esperienza commovente e istruttiva.

Nel Parco Memoriale della Pace (Heiwa-kōen) si respira un’atmosfera serena, un’oasi di pace che contrasta incredibilmente con gli eventi che ricorda. Si passeggia tra monumenti commemorativi, tra cui il Cenotafio che conserva al suo interno i registri con i nomi delle vittime accertate della bomba.

La Fiamma della Pace che non verrà spenta fin quando l’ultima arma nucleare sul pianeta verrà distrutta.

Il Memoriale agli Studenti Mobilitati è dedicato ai 6300 scolari che rimasero uccisi. Mobilitati dal governo per sopperire alla mancanza di forza lavoro e contribuire alla costruzione di edifici e fortificazioni nell’area, furono spazzati via dall’esplosione.

Il Monumento per la Pace dei Bambini tra i vari memoriali è, forse, il più struggente. Dedicato a Sadako Sasaki, una bimba di due anni al momento dello bomba atomica. Quando Sadako sviluppò la leucemia aveva 11 anni e ispirata dal fatto che la gru, in Giappone, fosse simbolo della longevità, decise di costruire 1000 gru di carta, nella speranza che questo aiutasse la sua guarigione. Si spense prima che potesse portare a termine la sua opera e furono allora le sue compagne di classe a finire, per lei, il lavoro. Ancora oggi bambini da tutto il paese vengono a portare le loro gru di carta ai piedi del monumento.


La Cupola della Bomba Atomica (Genbaku dōmu), il ricordo più vivido della distuzione atomica, sovrasta Il palazzo costruito nel 1915 come Centro Espositivo di Promozione Industriale. Poiché la bomba esplose quasi esattamente al di sopra dell’edificio il suo scheletro e la cupola rimasero in piedi mentre qualunque traccia di vita nei suoi dintorni fu, all’istante, spazzata via. Nella fase di ricostruzione ci fu un lungo dibattito sull’opportunità o meno di abbattere i resti e alla fine l’edificio fu lasciato in piedi come monumento commemorativo e monito e, nel 1996, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.

Oggi Hiroshima è una vivace e gradevole città in cui la grazia e discrezione, tipiche della cultura giapponese, hanno steso un leggero velo di pietà silenziosa su uno dei punti più infimi toccati dall’essere umano, durante una guerra e a danno della popolazione civile. Sarà questa “modestia” nipponica, sarà che la narrazione che trionfa è sempre quella di chi vince, che per definizione sono sempre i buoni, e quindi fa comodo che se ne parli poco e a bassa voce, ma di Hiroshima (e Nagasaki) si parla molto meno di quanto non si faccia per altri atti crudeli verso l’Umanità. Sarà quindi sempre bene che il ricordo e il rimorso di quanto qui successo non venga mai meno.

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