Esistono luoghi che hanno segnato la storia della civiltà e dello sviluppo delle arti e del pensiero umano. L’antica Persia è, senza ombra di dubbio, uno di questi. E tra tutti i luoghi dell’attuale Iran, la città di Isfahan ha un fascino che non ha uguali. Tale è la grandiosità di Isfahan da rendere difficile non essere d’accordo con la celebre rima del XVI secolo ‘Isfahan nesf-e jahan’ : ‘Isfahan è la metà del mondo’. Robert Byron fu ancora più esplicito nel definire Isfahan uno di “quei rari luoghi, come Atene o Roma, nei quali l’umanità trova comune sollievo”.
Il punto centrale di Isfahan è la piazza Naqsh-e Jahan, la seconda piazza più grande al mondo, dopo la famigerata piazza Tien’ammen di Pechino, con i suoi 512 metri di lunghezza e 163 di larghezza. Il suo nome letteralmente significa “immagine del mondo”, un mondo ideale nella visione dello scià Abbas il Grande, iniziata nel 1602 e concepita per ospitare i più raffinati gioielli architettonici dell’impero safavide. Aggirarsi in questo immenso spazio pubblico, circondati dai capolavori architettonici dell’arte persiana lascia confusi e senza fiato.
A dominare tra i grandi gioielli architettonici della piazza si trova la Masjed-e Shah (Masjed-e imam), la Mosche Reale. Iniziata nel 1611, è annunciata dal magnifico portale d’ingresso, decorato con meravigliosi mosaici raffiguranti motivi geometrici, floreali e calligrafici, e dal soffitto a nido d’ape formato da splendide nicchie decorate con elaborate modanature a stalattiti e da magnifici pannelli.
All’interno della moschea ognuno dei quattro iwan, conduce ad un santuario, passando attraverso i portici del cortile caratterizzati da mosaici gialli e blu. L’iwan meridionale conduce al santuario più grande, dove si possono ammirare bellissimi mihrab e minbar (il pulpito delle moschee) di marmo.
Come contraltare alla sovrabbondante ricchezza della più grande Masjed-e Shah, nella piazza si trova la Moschea dello Sceicco Loftollah, Masjed-e Sheikh Loftollah, costruita tra il 1602 e il 1619 sotto il regno dello scià Abbas I che volle dedicarla al suocero, lo sceicco Loftollah, venerabile studioso di teologia islamica. Di dimensioni ridotte rispetto alle altre moschee presenti a Isfahan, è una delle più eleganti e preziose.
La cupola è rivestita da piastrelle di maiolica dalle sfumature tenui, dominate dalla tinta crema e le sue pallide tonalità contribuiscono a far risaltare i mosaici azzurri che ornano la facciata del portale presentando splendidi arabeschi e elaborati motivi floreali. Il portale è decorato da muqarna di particolare bellezza con una ricca concentrazione di motivi blu e gialli.
All’interno del tempio Il soffitto è di una bellezza fuori dal comune grazie all’intensità dei motivi decorativi gialli che, rimpicciolendo progressivamente, guidano l’occhio del visitatore verso lo squisito disegno centrale, mentre i raggi di luce che filtrano attraverso le grate delle poche finestre generano un gioco continuo di luci e ombre estremamente suggestivo.
Accanto agli edifici di natura religiosa, sulla grande piazza si affaccia il Kakh-e Ali Qapu, il palazzo costruito alla fine del secolo XVI come residenza per lo scià Abbas I, intitolato all’imam Ali, genero di Maometto, da cui Abbas sosteneva di discendere.
Il palazzo, costruito con l’intento di destare stupore, ha la sua massima espressione nella Sala della Musica, il cui soffitto e le pareti sono decorate da stucchi, raffiguranti vasi e altri oggetti di uso domestico, che dovrebbero contribuire a migliorare l’acustica della sala.
Al di fuori della grande piazza Naqsh-e Jahan, il monumento principale di Isfahan è la Masjed-e Jameh, che con i suoi 20000 mq di estensione è la mosche più imponente di tutto l’Iran. La moschea fu ricostruita nel 1121 a partire dai resti di siti religiosi preesistentI e nel corso dei secoli successivi ogni sovrano diede il proprio contributo artistico con ampliamenti e decorazioni.
L’iwan meridionale è particolarmente elaborato con modanature a forma di stalattite di epoca mongola, alcuni splendidi mosaici risalenti al XV secolo sulle pareti letarelai e due minareti.
L’iwan occidentale presenta invece mosaici più geometrici.
Un altro edificio storico di utilizzo civile è il Kakh-e Chehel Sotun, costruito come padiglione di svago e salone dei ricevimenti. Si entra nel palazzo dall’elegante terrazza che funge da perfetto punto di contatto fra l’amore per i giardini, tipico dei persiani, e lo splendore degli interni. Venti sottili e slanciate colonne di legno sostengono un superbo soffitto a cassettoni decorato don raffinati intarsi. Chehel Sotun significa 40 colonne, numero che viene fuori dalla somma delle 20 colonne che sontengono il soffitto e delle loro immagini riflesse nella lunga vasca d’acqua situata di fronte al palazzo.
All’interno il Grande Salone (Sala del Trono) è impreziosito da una ricca serie di affreschi. Alcuni di questi di carattere storico come quello che raffigura lo scià Tahmasp che riceve a corte il principe indiano Humayun che fuggi in Persia nel 1543.
Gli storici ponti sul fiume Zayandeh (qui secco) rappresentano il classico punto di ritrovo per gli abitanti di Isfahan che qui vengono a passeggiare, soprattutto nelle ore pomeridiane e al calar della sera.
Nella cultura persiana il bazar è uno dei principali punti di aggregazione e non fa eccezione Isfahan con il suo Bazar-e Borzog, uno dei più antichi e affascinanti d’Iran. L’entrata principale, la Porta di Qeysarieh, si affaccia sulla piazza Naqsh-e Jahan ed è decorata con splendide piastrelle di maiolica e affreschi. I corridoi ad arco del bazar sono coperti da una serie di piccole cupole, ognuna con un’apertura sulla sommità da cui filtrano i raggi del sole.
Ma la vera e più profonda ricchezza che ho scoperto a Isfahan, cosi come in tutto il paese, è il popolo iraniano. Un qualunque angolo verde, un lembo di giardino o persino una rotonda circondata dal traffico, diventa la sede ideale per improvvisati picnic e non potrà mai capitare di passare accanto senza che tu non venga invitato a sederti e a condividere con loro il piacere della compagnia e del cibo. Una popolazione di persone ospitali, gentili, disponibili e conviviali, quanto di più lontano dall’immagine che spesso ci viene fornita dalla (dis)informazione di massa, di fanatici barbuti che vanno in giro con i libri sacri in mano a maledire il diavolo occidentale.
No Comments